Recensione: Two Sentence Horror Stories – Stagione 1
Ho appena finito il totale binge-watching di Two sentence horror stories, una serie antologica dell’orrore che trae spunto dalla tecnologia e dal progresso di oggi per farci rendere conto che le nostre paure sono rimaste, però, sempre le stesse di ieri.
La prima stagione è formata da nove episodi da venti minuti (a parte l’ultimo, che contiene tre micro-puntate da un quarto d’ora) e in questa rapidità della storyline stanno tutti i pregi e difetti dello sceneggiato.
Le storie sono accompagnate, come dice il titolo, da due espressioni, le celebri two sentence (ma horror), che vanno molto di moda in vari forum e siti internet: la prima frase può essere di qualsiasi tipo, può raffigurare ogni situazione normale, ma, poi, arriva la seconda che ribalta completamente il significato, portandolo in chiave horror e spaventosa.
Ogni asserzione che apre l’episodio viene chiusa da una seconda al termine dello stesso e queste parole racchiudono il senso terrorizzante di ciò che abbiamo visto.
Ho divorato le puntate perché sono tutte molto particolari e davvero ansiogene: si parte con la storia di un serial killer che uccide giovani madri colpevoli di non prendersi cura abbastanza dei loro figli (ancora sento nella testa le sue parole “BAD MUM!”), ma anche in questo caso il finale avrà un rovesciamento completo di ciò che crediamo essere nella norma e cosa non lo sia; si continua con la youtuber in erba che, in realtà, è una brutale assassina che utilizza i corpi umani per il suo tutorial, finendo, però, con l’episodio meno convincente: quello di una ragazza transessuale che ha deciso di hackerare se stessa con un chip sottopelle e che inizia, così, a vedere cose molto ma moooolto strane intorno a lei.
Ogni piccola pillola di horror mi ha tenuta incollata allo schermo tanto che non riuscivo proprio a non finire subito tutte le puntate: ciascuno di questi racconti, che mescolano la nostra realtà attuale alle paure ataviche di ognuno, contiene l’insieme di elementi dell’orrore che mi spaventano di più: ad esempio, l’uomo che bussa ed entra in casa per ucciderti, il mostro che ammazza i bambini, fantasmi, malocchi e chi più ne ha più ne metta.
Ora passiamo ai difetti: la breve durata della serie impedisce a chi guarda di affezionarsi al personaggio o di immedesimarsi troppo in esso e, sebbene non sia propriamente una raccolta di episodi scontati, alcune cose sanno di già visto, soprattutto per me che sono appassionata di film e storie dell’orrore.
Nel complesso, però, mi sento di consigliare Two sentence horror story ai non deboli di stomaco, anche se devo dire che, in certe parti, avrei gradito scene molto più splatter e sanguinolente (sì, ho degli evidenti problemi xD).
Per lo più, la violenza viene narrata tramite musiche di sottofondo disturbantissime e attraverso le parole; le azioni, seppur si intuiscano, evitano di essere esplicitamente crude.
Certo, la forza della serie, forse, sta tutto in questo: spaventare senza mettere in piazza i soliti litri di sangue e gli accoltellamenti truculenti.
Nel complesso, la prima stagione Two Sentence Horror Stories mi ha attratto e mi è piaciuta molto, ora staremo a vedere cosa accadrà nella seconda; ho già visto che ha un episodio in più e, quindi, mi ci butto fin da subito a capofitto.
A presto, Fenici, con nuove orripilanti avventure… stay tuned! Vi lascio con il trailer qui.