Recensione: “Un giorno qualunque” di Alessandro Dainotti
Adriano è uno dei tanti italiani emigrati a Londra. È un giorno qualunque della sua vita eppure, quando vede un bambino e una donna seduti in un bar, riaffiorano potenti i ricordi. L’infanzia dentro la libreria Pizzuto, le discriminazioni a scuola, l’insoddisfazione del lavoro, l’addio alla Sicilia per trasferirsi a Roma, l’amore per Tiziano. La vita attuale e le vite del passato si alternano tra riflessioni e ricordi felici, fino a quando Adriano incontra Giacomo, che gli offre il suo aiuto. Per il ragazzo comincia una vita fatta di menzogne, poi Tiziano scopre il tradimento e decide di lasciarlo. È allora che Adriano parte per il Regno Unito. Passato e presente collimano, a fine giornata, in un ultimo e fatale incontro. Solo in quel momento Adriano sarà costretto a fare i conti con il passato e accettare la realtà.
Ho dovuto prendermi un lungo periodo di riflessione, prima di fare questa recensione, perché questo libro mi ha colpito in maniera davvero molto forte. Ho dovuto superare i sorrisi, il magone, il senso di strazio che avevo dentro…
Non sono avvezza a questo tipo di letture, mi fanno riflettere (giustamente!) anche se scopro che mi riempiono l’anima e mi fanno pensare ai piccoli gesti, alle piccole cose, a… un giorno qualunque della mia vita.
Adriano è un ragazzo apparentemente fragile, che ha fatto scelte particolari, a cominciare dalla sua vita sentimentale, fino alla separazione dai suoi cari, amici e ambiente, per trasferirsi in una metropoli come Londra per cercare lavoro.
È coinvolgente entrare nella sua vita, dagli attimi più semplici (il caffè) fino alla scelta dei vestiti (che mi metto?) al “cronometrare” i suoi spostamenti per poter essere in orario a lavoro, dovendo usare molti mezzi pubblici (e chi ce la fa mai ad arrivare in orario?)
Stupefacente come si entra nei suoi patemi mentali, tanto simili ai nostri:
“Passo dopo passo, l’entrata della metro si fa più vicina. Senza distogliere gli occhi dal mio traguardo, infilo una mano nella tasca della giacca per prendere il porta-tessere, ma mi accorgo che la oyster card è l’unica assente all’appello. Rovisto un po’, non c’è. “Sarà nell’altra tasca”, ma non c’è nemmeno in quella. Cerco in tutte e sei le tasche della giacca, niente. “L’avrò messa in borsa”. Mi sforzo di mantenere la calma. Continuo a camminare, mentre la mano cerca nelle tasche davanti, poi in quella interna: la mia oyster sembra essersi smaterializzata. La mano si muove compulsiva dentro la borsa, schivando penne, fogli, gli abiti da lavoro, il libro, il mazzo di chiavi e i fazzoletti. «Dove cazzo è?!» dico ad alta voce.”
E va avanti così, avanzando tra la sua giornata e i ricordi legati a odori, persone, pensieri sparsi.
Lo odierete Adriano, per la sua insicurezza, per quei passi che poteva fare e non ha avuto il coraggio di fare, o di cose fatte che si potevano evitare…
Ma poi diviene chiaro che a muovere i suoi passi e i suoi pensieri è l’amore.
“(Tiziano) Lui era arrivato nella mia vita e aveva aperto una finestra fino ad allora chiusa, facendo entrare una brezza primaverile che aveva fatto volare i fogli dei miei progetti; speravo solo che lui aiutasse a raccoglierli per rimetterli insieme.”
È uno dei passaggi più teneri del libro, dove ci si rende conto che nella vita, basta un piccolo soffio di vento (incertezza, dolore, dubbio) che porta via tutto. Ma se trovate la persona che riesce a fermarsi per aiutarvi, per sostenervi, allora si può affrontare qualunque cosa.
E allora pieni di sentimenti intensi si percorre tutta questa giornata, caotica e divertente, ricca di dubbi e ricordi, fino alla conclusione.
Che non vi piacerà… o vi piacerà… o è l’unica possibile.
Con tanta emozione vi invito a leggerlo, a confrontarvi, e a riflettere.
“Il giorno in cui fai le tue scelte, non è mai un Giorno Qualunque.”
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