Recensione: “Un vero cowboy” di B.G. Thomas
Da tutta la vita Bryan ama perdersi in un mondo di fantasie western. Nella speranza di attirare l’attenzione di un vero cowboy, ogni volta che va nel suo locale preferito, si veste in un modo che induce perfino il suo coinquilino a chiamarlo “drag cowboy”. Quando Curtis gli offre una birra, però, Bryan non ha dubbi sul fatto che l’uomo sia un esemplare di quelli autentici. Ma riusciranno i due a spingersi oltre una notte di sesso incredibile dopo che Bryan avrà svelato a Curtis che l’unico cavallo che abbia mai cavalcato è un pony a una festa di compleanno?
Se quello non era qualcosa di simile all’amore, quando gli fosse capitato quello vero avrebbe potuto ucciderlo direttamente. Bel modo di andarsene, però.
Come si può leggere anche nelle note di B.G. Thomas, si tratta di un racconto lungo e non di un romanzo, quindi immagino che il fatto che né il personaggio di Bryan né quello di Curtis siano troppo approfonditi, sia dovuto a esigenze legate alla tipologia di testo. Nonostante questo ho trovato lo svolgersi degli eventi e il cambiamento di Bryan un pochino troppo repentini.
Per esempio sappiamo che Bryan, oltre a desiderare uomini più anziani, ha il pallino dei cowboy da sempre, ma come lettrice mi sarebbe comunque piaciuto sapere qualcosa in più sul perché di questa passione o magari sulla famiglia in cui è cresciuto. Nonostante la narrazione avvenga dal punto di vista di Bryan, ho notato che Curtis è, invece, caratterizzato in modo più preciso. Una figura che ha solleticato molto la mia curiosità è stata invece quella di Tommy, il coinquilino del ragazzo che si esibisce la sera con il nome di “Dixi Wrecked”. Nel complesso lo stile risulta molto semplice e scorrevole alla lettura. Le scene erotiche, ben descritte, non mancano di certo.
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