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Recensione: Uncino -Serie: E se il cattivo… #1– di Emily McIntire

 

Titolo: Uncino

Autore: Emily Mclntire

Editore: Virgibooks

Genere: Mafia Romance

Serie: E se il cattivo…#1

Data di pubbliczione: 29 Luglio 2022

 

 

COME SAREBBE ANDATA LA STORIA, SE FOSSE STATO IL CATTIVO AD AVERE LA MEGLIO?

Vuole la vendetta, ma vuole lei di più.

Tanto tempo fa, c’era un giovane bambino.

Gioiosa la sua vita, ridente il suo visino.

Fino al giorno in cui perdette l’innocenza.

Un buco in mezzo al petto, smarrì ogni clemenza.

Privato dei suoi sogni, egli crebbe troppo in fretta.

Nottate, coccodrilli, orologi di cristallo.

Sentì sulla sua lingua il sapore di vendetta.

Promise ai suoi nemici, il fuoco e il metallo.

Ma poi conobbe Wendy, per sé la volle avere.

La propria punizione? un’ombra da tenere.

 

 

 

1- Uncino

2- Scar: La storia di Tristan, il Principer Sfregiato

3- Evelina

 

 

Ben trovate, Fenici!

Oggi vi parlerò di Uncino, primo volume della serie E se il cattivo… di Emily McIntire. AMO follemente Peter Pan, così, forte della mia passione, sono andata in brodo di giuggiole quando ho letto titolo e trama di questo romanzo. Mi ha subito dato l’idea di un fantasy romance tra Wendy e Uncino. Seh, ho cantato vittoria decisamente troppo presto! Tanto per cominciare non c’è la minima traccia della componente fantastica; dimenticate la celebre favola, l’Isola che non c’è e la polvere di fata che, qui, diviene tutt’altro “talco” (come lo chiamerebbe Pollon).

Peter e Uncino sono due mafiosi: il primo si nasconde dietro la compagnia aerea NevAirLand, il secondo è a capo dei Bimbi Sperduti (WHAT?!?!) e NON HA LA MANO MOZZA (il soprannome è dovuto alla forma del pugnale… ma quale rintronato usa un’arma a forma di uncino?!?!). L’amatissima Trilly (Tina Bell) si trasforma in una cocainomane, Giglio Tigrato è una lussuosissima barca a vela/yacht, il vero nome del famoso pirata è James Barrie (come l’autore del libro originale), mentre Spugna è ringiovanito di qualche decennio (diciamo pure parecchi) e si scopre essere il cugino di Hook in cerca di vendetta (SPUGNA, l’uomo più fidato e fedele di Uncino. Siete seri???). Insomma, un bel calderone di nomi e idee!

Ora, però, passiamo alla trama. Dal titolo ci si aspetterebbe un continuo dell’opera originale, o comunque un retelling in funzione della sconfitta dell’eterno bambino. In realtà, della rivisitazione non ha nulla, se non l’uso a sproposito dei nomi dei vari personaggi, anche perché, come dicevo, la magia scompare del tutto.

Il romanzo si apre con un James diciottenne che uccide Croc, il temibile coccodrillo che tormenta la sua vita col ticchettio dell’orologio. La bestia assume i connotati di un anziano signore, zio del nostro protagonista: violento e disamorato, ha sempre abusato (anche sessualmente) del giovane nipote. E, fin qui, direi che è una morte più che meritata.

Ci spostiamo ai giorni nostri. Wendy, non ancora ventunenne, lavora in una piccola caffetteria assieme a Angie (anche se non ne avrebbe bisogno, ricca sfondata com’è). Una sera le ragazze decidono di andare al Jolly Roger, un locale gestito dalla malavita e dove servono solo alcolici. Povero vascello, ridotto a una bettola! Ammetto, tuttavia, che rileggere il nome della famosa nave pirata mi ha trasmesso una certa nostalgia e, tutto sommato, l’idea è stata molto carina.

Qui, la giovane incontra un famelico Hook, gestore e proprietario del locale, che le fa una corte spietata. L’ha riconosciuta immediatamente! Lei è la figlia del suo acerrimo nemico, colui che ha causato la morte dei suoi genitori: Peter Michaels. Ma, un momento, non si chiamava Peter PAN? E poi… PADRE di Wendy?!?! Beh, è una situazione che continua a lasciarmi perplessa.

Naturalmente, il nostro protagonista medita vendetta e decide di coinvolgere nei suoi piani la “Piccola Ombra”, colei che Peter ama più di tutti.

Una visione macabra di me che affondo dentro di lei sopra i resti di Peter e il mio sperma che le gocciola tra le cosce e va a mescolarsi nella pozza di sangue sotto di noi fa sussultare violentemente il mio cazzo, e mi strappa un gemito dalla gola quando mi impugno l’erezione indolenzita” 

Insomma, l’uomo è intenzionato a prendersi la dolce fanciulla, vuole violarla, macchiarne l’innocenza, così da rinfacciarlo al padre di lei subito prima di ucciderlo violentemente. La corteggia, se la scopa, le apre il suo cuore e finisce per innamorarsene. Tutto da copione, no? Peccato solo che la descrizione di alcune scene, la presentazione del personaggio e i vari retroscena rendano il finale troppo frettoloso e poco credibile, oltre che decisamente fuori luogo. Hook è descritto come un omicida sadico e spietato, ai limiti dell’ossessione e del bipolarismo; un vero pezzo di m***a, di quelli che andrebbero solo rinchiusi in un carcere di massima sicurezza.

L’adrenalina sta facendo sprizzare tutte le cellule al di sotto della mia pelle, il mio sangue pompa all’impazzata e ho il cazzo duro per il brivido dell’uccisione.” 

Ammetto che il repentino cambio di registro, per dare al cattivo il suo lieto fine, mi ha messo parecchio a disagio: è stato come assolvere un serial killer dalle sue colpe. Una redenzione troppo rapida e mal giustificata. Mi è sembrato molto una forzatura, come se l’autrice avesse cambiato i suoi piani in corso d’opera. Infatti, c’è una netta distinzione tra la prima parte del romanzo e la seconda, quando Uncino si scopre innamorato di Wendy.

Inoltre sono rimasta shockata, ad esempio, quando Hook si trova a terra ferito, mentre Peter gli punta la pistola alla tempia. «Scorretto, Peter. Non è proprio uno scontro leale» (Tratto dal libro). Quasi a ricordare solo alla fine il codice etico-morale del pirata. È, sì, spietato, ma combatte ad armi pari e, seppur con qualche cavillo tecnico, mantiene sempre la parola data. Qui, invece, prima ne combina di cotte e di crude e poi esordisce con la suddetta frase. Oh, ma andiamo!!!

Altro pezzo che mi ha lasciata perplessa è quando la ragazza viene rapita da James, temporaneamente convinto che lei stia complottando con il padre contro di lui. La rapisce, la tortura, quasi la stupra. Un attimo dopo, invece, capisce il suo errore ed è tutto amorevole e tenero. Non le chiede scusa, eppure lei torna tra le sue braccia. Ecco, questa è la cosa che più mi ha lasciata di sasso. È come voler dire: Wendy è innamorata, quindi perché non dovrebbe perdonarlo? Sono confusa. Davvero non capisco come sia possibile, nel 2022, che una cosa del genere venga proposta in un romance.

Continuano, poi, ad alternarsi qua e là scene di torture e omicidi, esattamente come ci si aspetta dalla criminalità organizzata. Assassinii brutali descritti minuziosamente, taglio dopo taglio. Per me è stato decisamente TROPPO! Eppure, ne ho letti di libri cruenti.

Come potrete aver capito, non è affatto un “e se il cattivo avesse vinto”, perché si allontana drasticamente dall’opera originale. Le situazioni vengono capovolte, la magia scompare e la mafia la fa da padrone. L’intero volume mi ha dato l’impressione di essere un’esaltazione della violenza.

Tuttavia, devo ammettere che ci sono diverse cose che ho apprezzato.

Innanzitutto, la parte erotica, per quanto non condivida certi feticismi (come l’esser soffocati a letto), è stata ben descritta: giusto uso del dirty talk e a tratti risulta parecchio eccitante; per fortuna, almeno nei momenti romantici, la perversione macabra viene accantonata. Inoltre, mi è davvero piaciuto come sia stato sessualmente caratterizzato Hook; è un Dominatore a tutti gli effetti, rigido e rigoroso, non si intenerisce “per amore”, ma mantiene il punto fermo. Certo, ha i suoi momenti dolci, ma ben bilanciati e mai fuori posto. Dieci punti a Serpeverde (no, non può assolutamente essere un Grifondoro per quanto cringe XD) per la coerenza!!!

Molto carini sono stati i giochi di parole e l’uso che la McIntire fa dei nomi originari. Peter, Jon e Wendy hanno il cognome Michaels, quasi a voler accorpare così il terzo fratello qui mancante. Per di più, gli altri nomi di Wendy (Moira e Angela) sono usati per indicare altri due personaggi femminili. È stata una trovata molto simpatica, così come lo è stato il nomignolo che James dà alla ragazza: “tesoro”. In inglese la traduzione sarebbe Darling, ossia il vero cognome dei tre fratelli.

Ho notato, infine, un certo parallelismo anche con il film del 2003 diretto da P.J. Hogan. Sempre nei capitoli finali, Wendy è trattenuta per le braccia da uno sgherro di Peter, mentre questi punta la pistola verso Uncino (la stessa a cui accennavo prima). Ovviamente, nella pellicola i ruoli sono invertiti, ma ho ritrovato la stessa identica testata che la giovane rifila al suo “carceriere”. Anziché correre dall’amato, però, si sbriga a prendere la pistola e… vabbè, non scendo troppo nei dettagli.

Per concludere, passiamo all’aspetto tecnico. È scritto in prima persona, seguendo alternativamente i POV di Wendy e Hook. L’editing inizialmente prometteva bene, almeno fino a quando (nel terzo capitolo) non sono comparsi i primi refusi e le virgole non sono state messe in posti del tutto casuali (“è successo circa un mese, fa quando ero al bar a prendere una consumazione, e te lo giuro, la folla si è divisa ed eccolo lì” – Tratto dal libro), eppure tutto sommato la lettura scorre piacevole, lo stile è fluido e i congiuntivi sono corretti.

Alla prossima, Fenici!

 

 

 

Voto: NON CLASSIFICATO

 

 

 

 

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