Recensione: “Il visconte innamorato” di Karen Hawkins
Dopo una vita da bandito, Christian Llevanth ha ereditato il titolo di visconte e può vendicarsi del duca di Massingale che ritiene abbia provocato con un’infamante accusa, tanti anni prima, la morte di sua madre. Scaltro e galante, Christian capisce che l’unico modo per accedere alla dimora del vecchio duca è ingraziarsi sua nipote, la bella e innocente Elizabeth. Ma i suoi piani si complicano quando la passione che nasce tra loro lo spinge involontariamente a compromettere la giovane lady. L’amore sbocciato improvviso sembrerebbe aprire la strada al matrimonio, anche se i sotterfugi di Christian e l’inesorabile ombra del passato rischiano di rovinare tutto…
«Ho atteso più di vent’anni per riparare ai torti subiti da mia madre. In un modo o nell’altro, avrò la mia vendetta» Reeves sospiro ancora una volta. «Sì, milord. Lo vedo che siete molto determinato. Devo dire, conoscendo la professione che avete appena abbandonato, che il disprezzo che nutrite per la legge mi appare sconcertante. » «Non ho mai ucciso nessuno» «Questa è sempre una bella frase, in bocca al proprio datore di lavoro. Vi prego di non arrabbiarvi se vi chiederò di ripeterla altre volte. La trovo rassicurante»
“Il visconte innamorato” è il secondo libro della duologia Just Ask Reeves, in cui un’impareggiabile maggiordomo, per esaudire le ultime volontà del Conte di Rochester, deve ritrovare i due gemelli che il nobile ha avuto da una delle sue amanti e che, con abile sotterfugio il Conte è riuscito a legittimare. I due giovani, però, dovranno sottostare a particolari clausole per entrare in possesso del grande patrimonio. In “Capitano del mio cuore” Tristan, essendosi sposato con una donna coinvolta in un grosso scandalo, ha sì avuto il titolo di Conte, ma non l’accesso al denaro del padre. Ed è Christian, ora, che si dovrà dimostrare un perfetto gentiluomo per poter ottenere il denaro, passando l’esame della strana commissione voluta dal padre, che dovrà stabilire se la lucentezza dei suoi stivali o la perfetta piega della sua cravatta siano degni di un “vero gentiluomo”. Christian fino al momento della sua legittimazione era un noto bandito di strada “Gentlemen Jack”, conosciuto per essere solito derubare i nobili nelle loro carrozze e strappare baci alle vittime delle sue rapine. Ora, lasciati gli appostamenti notturni, Christian ha un solo obiettivo: vendicare la morte di sua madre, accusata ingiustamente di tradimento e morta in carcere. Tutte le indagini fatte conducono al Duca di Massingale, un uomo di ottantun anni che vive solo con la nuora e la nipote, lontano dal ton. L’unica strada per poter essere invitato nella sua tenuta è far finta di corteggiare la nipote. Ma Elizabeth non è solo bella è anche molto perspicace, e capisce immediatamente che in questo corteggiamento c’è qualcosa di strano. Nonostante i suoi sospetti però, fra lei e Christian è subito passione. Ma riuscirà a sopravvivere alla scoperta della verità?
Pur con alcune piccole pecche, questo è un romanzo che mi è piaciuto leggere; sicuramente un capitolo superiore, sia per trama che per personaggi, al primo della serie. Un bandito redento, segreti celati in nome dell’onore, un amore che riesce a farsi largo in un cuore dedito alla vendetta e un adorabile maggiordomo. Tutti questi elementi fanno di questo libro una lettura piacevole che ho molto apprezzato. Ma una nota bisogna farla: in un epoca in cui, specie nella nobiltà, il formalismo è un modo di vivere imprescindibile, dubito fortemente che un Duca lanci tazze contro le pareti, dopo aver letto sul giornale notizie che lo disturbino, e che appelli sua nipote in questo modo:
«Ma piantala di “Miliordare” come un’allocca. E siediti. »
Oppure, avere questo tipo di conversazione.
«Non cercare di cavartela con una battuta, signorina Tumistufi! Dovevamo presentarti in società per il tuo diciassettesimo compleanno, ma tuo zio Redmond ha avuto la pessima idea di morire di qualche stupida malattia infantile. Poi è stato il turno di tua cugina Gertrude e ci siamo dovuti mettere in lutto anche per lei! » «Che grandi maleducati. Li detesto entrambi, davvero. »
Va da sé che nell’ Inghilterra nobile dei primi anni del 1800, questo fosse un discorso impossibile. Ma nonostante questo, leggerlo mi ha divertita. Come coppia mi sono piaciuti, e la scrittura della Hawkins è sempre una garanzia.