Recensione: “Whispering Cliffs: 18 buche sino all’amore” di Cristina Bruni
Sono trascorsi tre mesi da quando Reginald e Russell si sono dichiarati reciprocamente il loro amore, ma le cose sono ben lontane dall’essere tutte rose e fiori.
I mostri sono tornati a urlare.
Reginald deve fare i conti con il fantasma del primo amore di Russell, lo scomparso Daniel, onnipresente tra loro; Russell è chiamato a scegliere se continuare a vivere nell’ombra o dichiararsi pubblicamente, rischiando di perdere l’affetto di Duncan MacDonald, omofobo fino al midollo, suo padrino e capitano di Ryder Cup, l’uomo che gli è stato accanto dopo la morte di suo padre Ronald.
Russell e Reginald sono tornati più innamorati e spaventati che mai.
Entrambi sono convocati a rappresentare i rispettivi paesi nella più importante competizione di golf a squadre, la Ryder Cup, che si tiene a Whispering Cliffs, nella splendida Scozia.
Ed è proprio a Whispering Cliffs che le paure e le insicurezze iniziano a minare il loro rapporto di coppia.
Russ non ha ancora fatto coming out e i mostri nella sua testa tornano a urlare.
Ho paura di dire a tutti chi sono. Ho paura di vedere il disgusto nei loro occhi, la loro disapprovazione o addirittura il loro odio. Ho il terrore di perdere gli affetti delle persone che mi stanno più vicine e il rispetto dei miei colleghi.
Reggie, invece, vorrebbe vivere quel fortissimo sentimento alla luce del sole e teme che nel cuore del suo uomo ci sia più spazio per Daniel, il suo primo amore, che per lui.
La strada verso la felicità non è né facile né indolore, ma forse due persone spaventate, insieme, possono fare una persona coraggiosa.
Rispetto al primo volume, Sette Giorni, questo libro, oltre ad essere più corposo, è più intenso e introspettivo. E’ un libro che mi ha tenuto incollata alle pagine fino alla fine e che mi ha fatto sorridere ed emozionare. Si parla di omofobia, affetti familiari, amicizia, paura, ma, soprattutto, si parla di Amore, quello importante con la “A” maiuscola, quello che ti permette di superare qualsiasi ostacolo.
E ora non vedo l’ora di leggere la storia di Moses e Jordan.
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