Recensione: “Wolves Coast” di Ornella Calcagnile
Buondì Fenici, oggi Tracy ci parla di “Wolves Coast” di Ornella Calcagnile
Wolves Coast è una ridente località che ai turisti appare come un semplice luogo di vacanza. Nessuno penserebbe mai a una terra di conflitti che ha visto affrontarsi coloni e amerindi, nessuno si aspetterebbe che quella faida si sia trascinata in sordina per secoli fino a esplodere in una battaglia tra popolazioni vicine, eppure per certi versi distanti.
Howi è un giovane di South Wolves con il cuore ferito e un enorme segreto a gravargli sulle spalle, ma con una solida comunità su cui poter contare. Emily è una ragazza di città, delusa dagli affetti, con uno spiccato desiderio di libertà e in cerca della propria strada, una ricerca che la porterà a Wolves Coast. Due personalità che, sebbene diverse, riescono a unirsi profondamente nell’arco di un’estate e a spalleggiarsi in uno scontro senza eguali per quel lembo di costa tanto desiderato da una fazione e tanto protetto dall’altra.
Amore e guerra sono vicini più che mai, ma il primo sopravvivrà alla seconda?
Mi sono presa un attimo di tempo prima di mettere giù questa recensione per fare chiarezza tra i tanti pensieri che avevo sulla storia.
Mi ha incuriosito la struttura, ma alcune opinioni sul libro lo presentavano come una sorta di continuum a Twilight. Certo, dopo il romanzo della Meyer, i fantasy a tema lupi e dintorni sono stati molti, ma devo dire che a parte qualche flash-back (ma non è capitato anche con Silver?) mi sono ricreduta sull’intera narrazione.
Forse tutto ciò è collegato al fatto che leggo molti fumetti, da Tex a Zagor a Magico Vento, dove la tradizione indiana la fa da padrona e insegna molto su realtà dei nativi e sulle loro comunità.
Ma partiamo dall’inizio, ossia dal viaggio intrapreso da Emily. La protagonista decide di lasciarsi alle spalle un’esistenza fatta di obblighi, imposizioni estetiche e una vita a cui sente di non appartenere. Ha un ragazzo bello come un modello ma vuoto come un vaso di fiori essiccati; una famiglia divisa e che l’ha avuta troppo presto, per poi ritrovarsi devastata e lontana; un futuro fatto solo di pub, divertimento serale, amiche che non sanno di nulla e ragazzi completamente apatici.
Em dice basta a tutto ciò, prende la sua macchina fotografica e va alla ricerca di nuovi paesaggi e di se stessa.
La scelta ricade sulla Wolves Coast, la parte South per la precisione, dove ritrova l’atmosfera calda degli antenati amerindi.
La sua sosta è quasi obbligata perché la ragazza è attratta dall’acqua e durante un bagno si ferisce sugli scogli. In suo aiuto arriva un giovane atletico e bello da mozzare il fiato, Howi, che le offre anche una sistemazione nella casa estiva di famiglia, affinché possa rimanere qualche tempo per la sua esplorazione.
L’attrazione tra i due ragazzi è immediata, però Emily è recalcitrante visto che il ragazzo ha qualche anno in meno di lei. Tuttavia la simpatia e la dolcezza del giovane le arrivano al cuore e quindi acconsente ad averlo come guida e compagno di avventure.
Qui le cose si complicano e si arriva nel fantasy meyeriano, ossia l’intrecciarsi di una storia di sentimenti e trasformazioni in lupi, dove subentrano un gruppo nemico, usanze locali e comunitarie, scelte da fare.
Kangee annusò l’aria e mi chiese di rimanere sul veicolo, mentre lui scendeva per guardarsi attorno. Come saette, sbucarono dalle fratte due uomini con indosso solo pantaloni stracciati. Erano alti, dalle spalle larghe e ben messi. Con aria minacciosa iniziarono ad aggirarsi intorno a Kangee. Mi sembravano leoni intorno a una gazzella.
Devo dire che l’autrice ha approfondito molto le tradizioni, dal raduno del ‘pow wow’, tipica e diversissima storia dei nativi (cambia a seconda del gruppo di appartenenza), intrecciandola con le credenze religiose che caratterizzano la comunità che è andata a studiare. Si vede un lavoro di ricerca, sia del territorio che dell’antropologia locale, dalle varie atmosfere rappresentate, alle diverse costruzioni di dialoghi.
«Cosa? Ma quanto dura questa festa?»
«Da noi un giorno e cinque ore perché siamo in pochi, altrimenti può durare anche tre giorni. Serve a ricongiungerci alle nostre tradizioni e anche alle nostre famiglie che hanno preferito North per un qualche motivo.»
«T-tre giorni?»
«Ehi, guarda che per le celebrazioni importanti si arriva a una settimana.»
«Wow…»
Certo, farne una novità assoluta sarebbe impossibile, visto che sono stati scritti moltissimi libri a tema, ma una certa originalità di base e un modo scorrevole e aggraziato di scrivere, hanno fatto di questa storia una bella cosa da leggere.
Qualche approfondimento per dare un certo sprint ai dialoghi sarebbe stato gradito, ma siamo di fronte ad adolescenti/giovani che non brillano certo per l’originalità dei vocaboli, semmai per una cultura di gruppo che li rende più o meno uguali.
Mi hanno affascinato i genitori di Howi, così caratteristici degli amerindi, così come la descrizione dei paesaggi, che trasportano il lettore, facendogli visitare virtualmente uno spettacolo di natura ancora incontaminata.
Vi auguro di ritrovarmi nella mia recensione e di fare un salto in questo angolo di paradiso.
Buona lettura!