Recensione:”Fracture” di Barbara Bolzan (Rya Series n.1)
All’inizio di tutto, c’è un uomo. C’è sempre un uomo: Nemi. Lui che è il capo di un villaggio in lotta contro l’impero, lui che la salva mentre è ferita sulla riva di un fiume. Rya si risveglia a Mejixana e impara a vivere una nuova realtà, così diversa da quella a cui è abituata. La gente sembra accoglierla con benevolenza, mentre lei nasconde un segreto che potrebbe mettere tutti in grave pericolo, compreso il ribelle che la tratta in maniera sprezzante e non si fida della nuova arrivata. Tra loro c’è una lotta in corso di soli sguardi e niente è davvero come sembra: la frattura tra presente e passato rischia di confondere i sentimenti della giovane. La storia di una ragazza che combatte per diventare donna e conquistare il diritto di poter amare in un romanzo che vi terrà incollati alle pagine per il susseguirsi dei colpi di scena con cui l’autrice riesce a pennellare il carattere dei suoi personaggi. Benvenuti nel mondo di Temarin, benvenuti nel cuore di Rya.
Mi sono avvicinata a questo libro, leggendo la sinossi, con tutta una mia idea, che non si è lontanamente avvicinata a quello che realmente è il libro.
Sembrerebbe che la storia parta da Rya e Nemi, i due protagonisti, che viaggiano in parallelo e che, pur perdendosi e ritrovandosi, ci sia l’inizio di un qualcosa che matura lungo il percorso.
E invece, il libro comincia da un pensiero lontano, che non è Rya, né Nemi.
No, il protagonista assoluto di questo percorso misterioso e sapientemente costruito dalla Bolzan, è la storia di una dinastia, i Niva.
“Alsisia dice sempre che, in un mondo dove sono gli altri a decidere per noi, è ben raro che ci sia concesso il lusso di sbagliare. È indicativamente vero. Se non altro è stato vero per lei.”
Ecco, la prima strofa rappresenta quello che è il filo conduttore di gran parte del primo libro: il rapporto tra Rya e sua sorella Alsisia, regina di Temarin, splendido regno del grano e dell’oro, governato con amore e, quello che per la regnante è il primo comandamento di una generazione, l’apparire.
La bellezza, l’ascolto, il non mostrare sentimenti e il non far cadere mai la maschera aristocratica, sono i primi comandamenti in casa Niva.
Ma di tutto questo apprenderete solo attraverso i sentimenti di Rya, scappata per un caso fortuito al lusso e all’agiatezza, per approdare sulla sponda di un fiume in piena, ferita e infreddolita, salvata da Nemi che la crede una bugiarda.
Nemi, capo dei ribelli di Mejixana, covo di tutti quelli che si sono lasciati alle spalle sofferenze e dolori e che hanno trovato in quel luogo un posto da cui ripartire e una sorta di famiglia con cui ricominciare.
Rya, per quanto se ne tenga ai margini cercando un posto in cui nascondersi, trova una ‘casa’ con Isan, il gigante buono, che si occupa della sua salute e che difende la sua sorte.
Come dicevo all’inizio, la storia non si profila subito all’occhio del lettore in quanto tale, ma è una sorta di inizio di viaggio (quello di Rya, appunto) all’interno del proprio regno, con un occhio diverso e un personaggio diverso, che è lei. Cambierà, si evolverà, uscirà dal bozzolo fatato in cui è stata rinchiusa fino a quel momento e scoprirà realtà a cui non è avvezza e che, suo malgrado, entreranno a far parte di lei.
La amerete, la sgriderete e la detesterete in alcuni momenti per la sua testardaggine, ma vi sentirete parte di lei, di quel suo essere donna, che affronta la vita di petto, senza adagiarsi o senza mai venir meno a sé stessa… anche se non saranno i dettami di una Niva.
Mi è piaciuto molto la duplicità dei POV usati dall’autrice, che alterna alla prima persona (ossia attraverso gli occhi di Rya) la terza persona, raccontando di altri personaggi, ma con l’occhio vigile della protagonista, che ogni tanto fa un ‘escursus’ su quello che sarà la storia, vista ‘col senno di poi’, in una strana sorta di: “cosa sarebbe accaduto se…”
Non ero avvezza a questo tipo di letture, ma devo dire che mi ci sono abituata subito e mi sono fatta trasportare perché i luoghi, i personaggi e gli eventi narrati, ti entrano nel cuore e non ti fanno smettere di leggere.
I complimenti vanno alla storia, all’autore e alla stupenda grafica usata per il cartaceo deluxe che ho acquistato, con un’appendice dedicata a splendide citazioni letterarie, schizzi dei protagonisti, dei luoghi e soprattutto i ricami che intarsiano le pagine.
Una ‘chicca’, regalo della Delrai Edizioni, è il segnalibro incluso nel testo, da staccare e usare per la lettura… io non ci ho proprio pensato a rovinare il libro, anche perché l’ho letto tutto d’un fiato.
Che dire? Buon viaggio per conoscere Temarin!
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