Recensione:”Ostaggio per vendetta” di Juliet Landon
Casa Editrice: Harper Collins Italia
Collana: I grandi romanzi storici
Genere: Romanzo storico
data di uscita in cartaceo dicembre 2017 ora disponibile solo in ebook
Inghilterra/Danimarca, 993 – Il matrimonio ha procurato a Lady Fearn solo paura e dolore, e ora che il potente vichingo Aric lo Spietato è approdato a Jorvik e l’ha rapita per portare a termine il piano di vendetta contro suo padre, lei può solo accettare di subire ancora una volta il proprio destino avverso. Durante il viaggio verso la Danimarca, però, scopre che Aric è tutto tranne che spietato. Il rispetto con cui la tratta, le sue attenzioni, le carezze tenere e poi seducenti risvegliano piano piano in lei il desiderio, la passione… e infine l’amore. Ma Fearn potrà mai sperare di essere altro che una schiava e una pedina per il feroce e testardo guerriero?
Questo libro aveva tutte le carte in regola per strapiacermi: ambientazione medievale del 999, un aitante vichingo proveniente dalla Danimarca e un pizzico di magia (Lady Fern ha poteri di guarigione e la sua ancella Hasel ha visioni premonitrici); purtroppo, però, sono rimasta leggermente delusa.
Da un libro con queste premesse avrei preferito un po’ più di mordente e incisività, invece l’ho trovato fiabesco ed etereo. Sia chiaro, come fiaba è molto bella, ma evidentemente le mie aspettative erano differenti.
Lady Fern vive dall’età di 5 anni con Thored, l’attuale conte di Northumbria, che crede essere il padre adottivo (mentre i suoi genitori sono stati esiliati) e che le ha imposto le nozze con Barda, uomo vile e violento.
Tempo dopo le nozze, a corte arrivano i danesi, che intendono riscuotere un tributo versato dai governanti per non fare attaccare la città; Fern nota, sulle spalle dello Jarl Aric, il mantello che aveva cucito per Barda e capisce, così, di essere diventata vedova.
Aric, oltre al tributo in oro, ha un’altra missione decisamente più personale: riportare in Danimarca il nipote Kean, frutto dell’unione di sua sorella con il conte di Northumbria. Dopo un’aspra contrattazione, a farne le spese è Fern che, per un anno, viene presa in ostaggio; allo scadere del periodo pattuito, lui stesso sarebbe tornato a prendere il nipote, dandogli così il tempo di salutare i suoi cari.
Durante il viaggio in Danimarca, la donna scopre di essere la figlia naturale del conte Thorne e, “casualmente”, nel villaggio dello Jarl incontra i suoi genitori.
Aric, malgrado le ritrosie della giovane, impiega poco a farle alzare le sottane, aggiungendo anche una buona dose di lusinghe e dolcezza, ma, dopo aver consumato l’amplesso, diventa subito scostante; le dice, inoltre, che la vendetta è stata compiuta e di non affezionarsi a lui, perché al termine dell’anno sarebbe stata riportata a casa.
Fin qui tutto bene, sebbene la scena di seduzione non mi abbia coinvolto più di tanto, ma è da questo punto in poi che ho trovato il protagonista un po’ indigesto: praticamente metà libro è composto dalle elucubrazioni dei due protagonisti su cosa potrebbe pensare e provare l’altro. Fern insiste per tornare in Inghilterra prima della scadenza dell’anno, nella speranza che Aric le chieda di rimanere, non come schiava, ma come compagna; Aric, per contro, non capisce perché Fern non si confidi con lui ed è sempre assai categorico sul non riportarla prima del tempo, inoltre rimarca continuamente la sua condizione di ostaggio/serva. Insomma, se le notti sono ardenti, le giornate sono scandite da pensieri di questo tipo.
Il sesso è presente nel romanzo, ciononostante ritengo che l’erotismo sia stato quasi assente e per questo darò solo due stelle alla sensualità.
La storia è molto bella, ma speravo in un coinvolgimento maggiore e, per questo motivo, consiglio il libro principalmente alle romantiche che amano i bei vichinghi statuari.